La ghenga del "Democristiano", capitanata da quella pazzoide della Cascio, ha deciso di organizzare una "serata Baedogno", per proiettare e commentare vecchiume e cimeli video/cinematografici prodotti dal sottoscritto. Ospite (casa, tagliatelle e vino) il "collega" Piero Galli.
Lusingato, emozionato, quasi commosso (anche se ovviamente cerco di dissimulare il più possibile, sport in cui modestamente me la cavo) non posso fare a meno di accettare. Mi chiedono di portare di tutto, e io porto di tutto. Tutti i mediometraggi della "serie classica" (Il ritorno di Supercar, Euak e Uak, I Tre del Ciclostile), più qualche riedizione in digitale (Drillers e Imago Daemonis), più varie chicche e altre produzioni parallele. Tralascio, ovviamente, gli ultimi lavori; anche se, per scrupolo, mi porto dietro l'edizione completa (con backstage) di Eddy Lamendi's Story. Che proprio "ultimo lavoro" non è, dato che sono già passati dieci anni (sì, proprio così), 10 anni! Mi pongo il problema che alla serata manchino alcune persone importanti per la storia della Baedogno Films, e lo faccio presente alla Cascio… ma non sono io ad aver organizzato la serata, ed è giusto così. Magari replicheremo in futuro, più in grande. Ma forse è meglio di no.
La scelta per la scaletta (da me non imposta) ricade su tre lavori principali.
Si comincia da "Il ritorno di Supercar" (1995-1996). Caro, vecchio analogico… all'epoca si girava e montava in Vhs-C. Durante la proiezione ricordo nostalgicamente con Carlo le stregonerie tecniche che era necessario inventarsi per fare qualunque cosa che non fosse un semplice stacco. Un'impresa, considerando che nel film ci sono titoli in sovrimpressione, musica di sottofondo e pure effetti speciali. Ripensandoci ora, mentre scrivo, mi viene pure in mente una serata dell'inverno del 1996 (forse) a casa credo di Sara G., la prima attrice della storia della BF, in cui qualcuno propose l'ennesima proiezione de "Il ritorno di Supercar", che subito si tramutò in massacro (per il sottoscritto), e fioccarono commenti e sottolineature su ogni imperfezione tecnica e incongruenza narrativa presente. Quella sera ci rimasi malissimo, malissimo. Ho superato la cosa, devo ammetterlo (se non l'avessi superata - cosa che potrebbe pure essere, ma non lo è - lo direi), comunque ci rimasi malissimo. Ma mi sarei rifatto. Per quanto riguarda le imperfezioni tecniche mi sarei rifatto già con "Euak e Uak", dell'anno successivo, che è appunto privo delle "imperfezioni tecniche" de "Il ritorno di Supercar"… anche se, ad essere sinceri e rivedendo il film a distanza di anni, si tratta di cose assolutamente trascurabili, oserei dire addirittura imprescindibili dato che al tempo si montava con il tasto pausa del videoregistratore… perché tutti i lavori BF fino a "Imago Daemonis" compreso sono montati con la pausa del registratore (VHS o S-VHS che fosse, ma non fa differenza). Per quanto riguarda, invece, le incongruenze narrative c'avrei messo un po' di più a rifarmi, e a tale scopo mi sarei servito dell'aiuto prezioso di Sin Conn, validissimo appoggio anche nella stesura dei soggetti. I frutti di tale collaborazione si vedono già a partire da "Euak e Uak", se non altro perché si tratta del primo film BF con un copione scritto (e non un canovaccio improvvisato al momento). Credo che il nostro lavoro più riuscito sia, in questo senso, "Il Gallo di Ramperto". Ho la presunzione di dire che siamo riusciti, in quel caso, a dar lustro in modo elegante ad una sceneggiatura (l'originale) piena di buchi, valorizzando al contempo la buona idea di partenza.
Ne "Il ritorno di Supercar" c'è pure quell'effetto speciale in cui la Fiat 500-Kitt salta un cancello (ovviamente di casa mia) con il Turbo Boost. I ragazzi mi chiedono come ho realizzato l'effetto. Ricordo che è il 1995 e non ci sono computer per fare titoli, effetti o robe simili, o meglio, ci sarebbero anche, ma non sono certo alla portata delle tasche di un ragazzino di terza media, anche e soprattutto perché all'epoca avevo a disposizione solo un (già vetusto) 386… Spiego che l'effetto è realizzato facendo "scivolare" con le mani, una sopra l'altra, una fotografia laterale ("2d") della 500 (scontornata con le forbici) e una fotografia scattata dal pilastro del cancello di casa mia; il tutto ripreso con la funzione "strobe" della videocamera per dare una vaga impressione di "ralenty". Non mi credono. Mi spiego meglio e alla fine - forse, ma è laborioso - vengo capito. E l'effetto - pur nella sua precaria e vistosa "fintezza" - stupisce ancora per quanto sia riuscito.
Un gusto, questo, per una certa "artigianalità" produttiva, ovvero per l'ottenimento del "massimo risultato coi minimi mezzi", che mi porterò dietro con orgoglio pure nelle produzioni successive. Una specie di "understatement cinematografico", di "low profile intrinseco" che - forse - devi avere dentro per riuscire a capire fino in fondo. Mi è difficile anche spiegarlo qui, a parole. Sarebbe come spiegare perché l'avvocato Agnelli andava da Torino a Sestriere con la Prisma o, ancora "peggio" (ma non per me), con la Panda, spesso guidando personalmente. L'esempio calza alla perfezione: understatement. Uno dei pochi casi in cui l'inglese supera l'italiano. Forse perché, ma probabilmente è solo è uno stereotipo, l'atteggiamento in questione è tradizionalmente inglese. Understatement. In italiano la parola - mi spiace dirlo - non c'è. La roba che ci si avvicina di più è "dissimulazione", ma a pensarci bene non c'azzecca poi molto. A parole, comunque, è difficile. Lo devi sentire "a pelle". E' una cosa rara, sicuramente condivisibile, anche se difficilmente "insegnabile". Per fare un riferimento alla storia BF, è una cosa che sento di condividere con Piero Galli e con Christian Ryder, e che ho tentato (assolutamente invano) di far capire al direttore Giulio durante la lavorazione di "Idiozia e sogno", al prezzo di grandi sfuriate. Diversità di vedute che tutto sommato ci stanno, quando ci sono di mezzo i sogni...
domenica 19 febbraio 2012
Resoconto Serata Baedogno - prima parte
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