domenica 19 febbraio 2012

Resoconto Serata Baedogno - terza parte

Passiamo infine, a grande richiesta della Cascio, a "Imago Daemonis", film che sembra - a quanto mi dicono - aver tolto il sonno a un regista bresciano di nostra conoscenza, che sembra forse averci trovato strani rimandi a teorie eretico/esoteriche non meglio precisate. La cosa di certo non toglie il sonno a me.
I ragazzi mi fanno notare la buona presenza cinematografica e l'accettabile dizione (in un mondo di insopportabili brescianotti - ma all'epoca nessuno lo faceva notare; le prime, massacranti critiche per l'imperante cadenza camuna dei prodotti BF arriveranno con "Idiozia e sogno", con qualche assaggino già in Eddy - tanto che la mia amica emiliana Daumier mi chiese, dopo la proiezione: "Ma parlate veramente così?") dell'interprete femminile del film. E mi rendo conto che Fra sia stata - forse - l'unica donna che, nella storia BF, più si sia avvicinata a qualcosa che possa assomigliare a un qualche vago ideale di recitazione.

Certo, l'affidabilità della persona durante le riprese era tutta un programma… esilarante l'episodio in cui, non vedendola arrivare e non rispondendo - lei - al telefono, Sin Conn partì col suo Ciao Piaggio bianco per andare a vedere che fine aveva fatto e lei, ad un'ora improponibile tipo le 10.30, uscì di casa ancora in pigiama, quando c'eravamo lasciati la sera prima con la promessa che ci saremmo rivisti intorno alle 9… Ma, quanto ad affidabilità e malleabilità dei soggetti femminili, la storia dice che le cose non sarebbero per nulla migliorate. Con ogni probabilità Fra sarebbe ritornata (già ne avevamo parlato e le avevo fatto leggere anche parte della sceneggiatura) pure nel film che era in programma nell'estate del 2001, il cui titolo… mannaggia, mi sfugge. Mi spiace molto che quel progetto sia sfumato… avremmo sperimentato un prodotto diverso, più vicino alla sensibilità della nostra età. Una cosa un po' "alla Dawson's Creek" (che andava parecchio di moda all'epoca), direbbero i maligni. Fu DelSintagma a porre il veto, anche se - a suo modo - "implicitamente". Nel senso che, nel bel mezzo delle riprese, partì per il mare. E io non ebbi la forza/caparbietà di tentare di concludere le riprese dopo la sua partenza; forse non credevo a sufficienza nel progetto. In ogni caso, sono sincero, quel film non so se sarei stato in grado di portarlo a termine. Ma sarebbe stato l'anello di collegamento mancante tra "Imago" e il presente. Se avessi girato quel film, "Eddy Lamendi's Story" non avrebbe avuto senso di esistere, dato che lo scrissi solamente per poter riproporre un'altra volta - l'ultima - il trio Baedogno, Conn, DelSintagma; e per fare ciò mi serviva una storia leggera, idiota, su cui DelSintagma non avrebbe avuto molto da dire. Operazione riuscita, certo, ma inutile. Quel genere di film già sapevo farlo, e non avevo bisogno di dimostrare di saperlo fare.
Se avessi girato quel film, effettivamente con buone probabilità non sarebbe esistito nemmeno "Idiozia e Sogno", che altro non è che una dichiarazione di poetica sul modo "baedognesco" di intendere l'intrattenimento cinematografico. Per fortuna buona parte del materiale girato lo riuscii a riciclare nella scena iniziale (il sogno - manco a dirlo) di "Eddy Lamendi's Story". Mi fa molto piacere che sia rimasta traccia di quel progetto, cui sono molto legato e che avrebbe cambiato radicalmente la storia della BF. Per la verità, avevo già provato diverse volte a tentare progetti simili: nel 1998, con un mediometraggio chiamato "Giorgia" (ma la solita idiosincrasia di DelSintagma per le cose serie mi fece desistere e ripiegare verso il più "idiota" Drillers) e poi nel 2001 (con "Il figlio del Mediterraneo", sfumato più che altro per gli impegni scolastici di quinta liceo… ma, col senno di poi, baratterei volentieri una quindicina di punti in meno alla maturità con un film in più).
L'ultima scena di "Eddy Lamendi" contiene in maniera chiara ed esplicita il "germe" di "Idiozia e Sogno" (anche se praticamente nessuno - ahimé - l'ha notato): "Ci siamo divertiti, abbiamo fatto gli idioti e abbiamo anche provato a sognare", dice Eddy nel monologo finale. Eccolo qui, è chiaramente "Idiozia", nasce qui. Ricordo una conversazione con DelSintagma, davanti a una birra, tanti anni fa. "Cos'ha significato, per te, girare tutti quei film, praticamente uno all'anno, dal 1994 al 2000?". "Fare l'idiota", rispose. L'idiozia. Ed io, oltre a fare l'idiota, volevo anche tentare di mettere in scena i sogni. Sogni ad occhi chiusi, ad occhi aperti, sogni inventati, sogni sfocati, sogni inesistenti. Sogni veri o finti, ma sempre sogni.
Ci sono riuscito poco, nella storia BF, molto poco. Principalmente a causa dell'"Idiozia" imperante. In fin dei conti, credo di esserci riuscito abbastanza soltanto in "Idiozia e Sogno", soprattutto nel finale, quando finalmente tutti se ne stanno zitti, quando la "retorica" e lo "spieghino" (conditi di poco cinematografica cadenza pitota) finalmente cessano. E la Cascio (degnissima erede di DelSintagma in questo film - gliene do completamente atto) riesce ad incarnare (probabilmente senza esserne nemmeno consapevole, ma questo è il bello) entrambi i poli: l'"Idiozia" e il "Sogno". Sogna tutte le notti di morire, la Cascio, ma poi si sveglia e si stupisce, si meraviglia di essere viva. E poi, alla fine del film, dissolti alcuni dei fantasmi che le impediscono di vivere appieno "il Sogno", parzialmente si "risolve", e quel sogno non lo vive più. Però le rimane la stessa meraviglia, lo stesso stupore di fronte alla vita. Senza un motivo preciso, ma soltanto così, "per il gusto di farlo". Torna tutto. Dopo dieci anni di film "idioti" era naturale e doveroso dover ribadire in modo così netto l'esistenza del "Sogno". Presa di posizione necessaria, anche con ritardo, molto ritardo.
Mi verrebbe quasi da dire che "Scrivere non è mettere insieme vocaboli, è vedere la vita in ogni cosa che ci circonda; è farla pulsare in ogni parola". Ci sono riuscito? Troppo a sprazzi.



Scusate la (lunghissima) divagazione. Torniamo a noi. Sulla "Sigla BF" restaurata che introduce il dvd di "Imago" compare quel "1993-2003: 10 years entertaining the world" che avevo orgogliosamente inserito in coda. Mi fa riflettere che siamo quasi al ventennale e non è praticamente più successo nulla dal 2004. "Quando arrivi all'ultima pagina, chiudi il libro"... ma io continuo a credere che non sia ancora il momento… A proposito di "Sigla BF"… ma perché sotto la suddetta sigla in testa a "Idiozia e sogno" ho messo la musica electro-dance di Christian Ryder? Tanto ho usato a proposito le sue composizioni in altri contesti ("I due lati della cosa", "Impressiones videograficae non manent"), quanto qui l'ho usata a sproposito. Non c'entra nulla. Non ha senso.
Al momento dei titoli di coda, ricordo ai ragazzi le risate e gli applausi "ironici" che "Imago" suscitò al Festival di Cinema Amatoriale di Collebeato del 2003. Carlo mi fa capire che "Imago" rimane tutto sommato al di qua della linea del "trash", nonostante quella scena orrenda (realmente trash, lo ammetto) dello scontro auto-trenino con i modellini che s'incendiano. Tra l'altro, l'auto doveva realmente esplodere (il modellino, intendo), ma il mio amico-esperto di esplosivi Cominelli non riuscì nell'intento, e il povero modellino della Escort (che in realtà era una Passat, tra l'altro) invece di esplodere, col botto, si sciolse lentamente. E l'effetto finale... eccolo qua.



In definitiva, mi piace restituire a "Imago" la dignità che si merita nella storia BF. E' effettivamente il primo film dove provo a fare il regista. Mi riesce a tratti, ma ci provo. E, con Sin Conn, provo pure a scrivere una sceneggiatura. E' importante, Imago daemonis. Rivisto adesso fa un po' ridere ma è dannatamente importante. Però, trashate a parte (termine che praticamente non conoscevo nemmeno prima di conoscere la Cascio - ma perché è impossibile non parlare di trash quando c'è di mezzo la Cascio?), il medaglione che gira è una figata… e l'effetto con cui è fatto è esattamente lo stesso della macchina che salta il cancello ne "Il ritorno di Supercar".



Adoro la semplicità quand'è vestita di ingenuo ingegno. E (lo dico così, auguralmente), se un idiota di talento si veste con semplicità di ingenuo ingegno, è anche probabile che riesca a fabbricare un sogno… ma questa - forse - è la storia di un altro film. Un film che probabilmente devo ancora girare o che, altrettanto probabilmente, non girerò mai.
Grazie, amici, per aver organizzato questa serata. Forse vi siete accorti, magari inconsciamente, che l'unico, vero sogno della storia BF è la storia BF stessa.

Resoconto Serata Baedogno - seconda parte

La serata prosegue. Facciamo un salto temporale di alcuni anni e passiamo a Drillers - Smartellatori (1998-1999), interpretato dal duo comico Sin Conn e Joseph DelSintagma. La Cascio sottolinea la continuità, nel segno soprattutto dell'"idiozia", tra se stessa, in quanto attrice baedognana, e DelSintagma… e il fatto che, in "Drillers", il personaggio interpretato da DelSintagma si chiami Cassiodoro, spesso abbreviato in Cassio, rappresenta sicuramente un'inquietante e premonitrice assonanza/coincidenza. Mi fanno notare (me l'ero quasi dimenticato) la goffa presenza, sempre indosso a Sin Conn, del suo simpatico giubbottino rosso, unico baluardo posto a garantire una parvenza di continuità in un lungometraggio (l'unico della storia BF, è doveroso ricordarlo - 52 minuti circa di durata) le cui riprese iniziarono a dicembre per finire a giugno. E lui, ovviamente, è l'unico che si presta ad indossarlo anche in piena estate, mentre DelSintagma - che si spaccia per garante della continuità (e mi accorgo che nei titoli di coda è pure accreditato come tale) - passa con disinvoltura, scena per scena, dalla giacca a vento alla t-shirt.
I ragazzi sottolineano pure la "stoccafissità" degli attori (ma pure del regista, aggiungo io) durante la scena del bacio, prima sequenza "romantica" della storia BF e prima comparsa di Fra (un fiore, all'epoca) in un nostro prodotto. Diciamo pure, però, che c'è la scrittura di Sin Conn (soprattutto il flashback dove a Franco/Edo torna la memoria - un'idea sua) a compensare la scarsa efficacia della realizzazione.
C'è un aneddoto curioso a proposito di questa scena. Capita che Franco/Edo, poco prima delle riprese, venga interrogato a sorpresa in inglese. Non è preparatissimo, cosa che non succede MAI. Me ne accorgo. Il giorno prima (stranamente e per pura coincidenza) ho studiato. Mi propongo di essere sentito al posto suo. La prof, intelligentemente, accetta. Un piccolo gesto d'altruismo di cui non mi vergogno ma per che non ho citato per "tirarmela". L'ho citato perché la cosa ha, seppur indirettamente, contribuito a "convincere" Edo a girare quella scena, rispetto alla quale mi aveva confidato qualche perplessità. L'avrebbe girata lo stesso, lo so, ma la cosa ha in qualche modo "agevolato" l'operazione. Un episodio "scolastico" che ha finito per giocare a favore della causa di Drillers. Come a ribadire che negli anni del liceo un po' tutto ruota intorno ai film. La prof in questione, tra l'altro, è la stessa che si presterà (con grande autoironia) ad interrogare in letteratura inglese il per nulla "anglofono" DelSintagma in "Eddy Lamendi's Story".

Saltiamo qualche scena (il tempo non è infinito) e arriviamo alla grandiosamente epica sequenza dell'inseguimento tra la coppia DelSintagma/Cassio e Conn/Teo in scooter e la coppia Buffoli/Colosimo e Marchi/Marini in carrettino, con lancio di frutta incorporato per seminare i due cattivi.



Grande idea, questa, di Sin Conn… ricordo ancora il momento dell'elaborazione (sulla carta, intendo) della scena; all'epoca i canovacci si scrivevano durante le lezioni, al liceo, scambiandosi dubbi e perplessità su bigliettini di carta (per non farsi "beccare" dall'insegnante, ovviamente), o addirittura (essendo io e Conn compagni di banco) sui banchi stessi, in matita. Sembrerebbe quindi che molte scene dei nostri film siano nate sui banchi di scuola… letteralmente!
Chissà se le nuove generazioni, che al momento attuale bazzicano in quelle stesse aule, tra simili, incomprensibili versioni di latino, e simili, altrettanto incomprensibili delusioni amorose adolescenziali, siano consapevoli che sui pezzi di legno e formica sopra i quali elaborano tristemente i loro compiti in classe o sotto i quali rollano le loro prime sigarette sia stato concepito un sogno… Sto esagerando, vero? Chiedo venia.

Altre curiosità a proposito di Drillers - Smartellatori (alcune delle quali meriterebbero un approfondimento specifico) su questo vecchio post.

Resoconto Serata Baedogno - prima parte

La ghenga del "Democristiano", capitanata da quella pazzoide della Cascio, ha deciso di organizzare una "serata Baedogno", per proiettare e commentare vecchiume e cimeli video/cinematografici prodotti dal sottoscritto. Ospite (casa, tagliatelle e vino) il "collega" Piero Galli.
Lusingato, emozionato, quasi commosso (anche se ovviamente cerco di dissimulare il più possibile, sport in cui modestamente me la cavo) non posso fare a meno di accettare. Mi chiedono di portare di tutto, e io porto di tutto. Tutti i mediometraggi della "serie classica" (Il ritorno di Supercar, Euak e Uak, I Tre del Ciclostile), più qualche riedizione in digitale (Drillers e Imago Daemonis), più varie chicche e altre produzioni parallele. Tralascio, ovviamente, gli ultimi lavori; anche se, per scrupolo, mi porto dietro l'edizione completa (con backstage) di Eddy Lamendi's Story. Che proprio "ultimo lavoro" non è, dato che sono già passati dieci anni (sì, proprio così), 10 anni! Mi pongo il problema che alla serata manchino alcune persone importanti per la storia della Baedogno Films, e lo faccio presente alla Cascio… ma non sono io ad aver organizzato la serata, ed è giusto così. Magari replicheremo in futuro, più in grande. Ma forse è meglio di no.
La scelta per la scaletta (da me non imposta) ricade su tre lavori principali.
Si comincia da "Il ritorno di Supercar" (1995-1996). Caro, vecchio analogico… all'epoca si girava e montava in Vhs-C. Durante la proiezione ricordo nostalgicamente con Carlo le stregonerie tecniche che era necessario inventarsi per fare qualunque cosa che non fosse un semplice stacco. Un'impresa, considerando che nel film ci sono titoli in sovrimpressione, musica di sottofondo e pure effetti speciali. Ripensandoci ora, mentre scrivo, mi viene pure in mente una serata dell'inverno del 1996 (forse) a casa credo di Sara G., la prima attrice della storia della BF, in cui qualcuno propose l'ennesima proiezione de "Il ritorno di Supercar", che subito si tramutò in massacro (per il sottoscritto), e fioccarono commenti e sottolineature su ogni imperfezione tecnica e incongruenza narrativa presente. Quella sera ci rimasi malissimo, malissimo. Ho superato la cosa, devo ammetterlo (se non l'avessi superata - cosa che potrebbe pure essere, ma non lo è - lo direi), comunque ci rimasi malissimo. Ma mi sarei rifatto. Per quanto riguarda le imperfezioni tecniche mi sarei rifatto già con "Euak e Uak", dell'anno successivo, che è appunto privo delle "imperfezioni tecniche" de "Il ritorno di Supercar"… anche se, ad essere sinceri e rivedendo il film a distanza di anni, si tratta di cose assolutamente trascurabili, oserei dire addirittura imprescindibili dato che al tempo si montava con il tasto pausa del videoregistratore… perché tutti i lavori BF fino a "Imago Daemonis" compreso sono montati con la pausa del registratore (VHS o S-VHS che fosse, ma non fa differenza). Per quanto riguarda, invece, le incongruenze narrative c'avrei messo un po' di più a rifarmi, e a tale scopo mi sarei servito dell'aiuto prezioso di Sin Conn, validissimo appoggio anche nella stesura dei soggetti. I frutti di tale collaborazione si vedono già a partire da "Euak e Uak", se non altro perché si tratta del primo film BF con un copione scritto (e non un canovaccio improvvisato al momento). Credo che il nostro lavoro più riuscito sia, in questo senso, "Il Gallo di Ramperto". Ho la presunzione di dire che siamo riusciti, in quel caso, a dar lustro in modo elegante ad una sceneggiatura (l'originale) piena di buchi, valorizzando al contempo la buona idea di partenza.
Ne "Il ritorno di Supercar" c'è pure quell'effetto speciale in cui la Fiat 500-Kitt salta un cancello (ovviamente di casa mia) con il Turbo Boost. I ragazzi mi chiedono come ho realizzato l'effetto. Ricordo che è il 1995 e non ci sono computer per fare titoli, effetti o robe simili, o meglio, ci sarebbero anche, ma non sono certo alla portata delle tasche di un ragazzino di terza media, anche e soprattutto perché all'epoca avevo a disposizione solo un (già vetusto) 386… Spiego che l'effetto è realizzato facendo "scivolare" con le mani, una sopra l'altra, una fotografia laterale ("2d") della 500 (scontornata con le forbici) e una fotografia scattata dal pilastro del cancello di casa mia; il tutto ripreso con la funzione "strobe" della videocamera per dare una vaga impressione di "ralenty". Non mi credono. Mi spiego meglio e alla fine - forse, ma è laborioso - vengo capito. E l'effetto - pur nella sua precaria e vistosa "fintezza" - stupisce ancora per quanto sia riuscito.



Un gusto, questo, per una certa "artigianalità" produttiva, ovvero per l'ottenimento del "massimo risultato coi minimi mezzi", che mi porterò dietro con orgoglio pure nelle produzioni successive. Una specie di "understatement cinematografico", di "low profile intrinseco" che - forse - devi avere dentro per riuscire a capire fino in fondo. Mi è difficile anche spiegarlo qui, a parole. Sarebbe come spiegare perché l'avvocato Agnelli andava da Torino a Sestriere con la Prisma o, ancora "peggio" (ma non per me), con la Panda, spesso guidando personalmente. L'esempio calza alla perfezione: understatement. Uno dei pochi casi in cui l'inglese supera l'italiano. Forse perché, ma probabilmente è solo è uno stereotipo, l'atteggiamento in questione è tradizionalmente inglese. Understatement. In italiano la parola - mi spiace dirlo - non c'è. La roba che ci si avvicina di più è "dissimulazione", ma a pensarci bene non c'azzecca poi molto. A parole, comunque, è difficile. Lo devi sentire "a pelle". E' una cosa rara, sicuramente condivisibile, anche se difficilmente "insegnabile". Per fare un riferimento alla storia BF, è una cosa che sento di condividere con Piero Galli e con Christian Ryder, e che ho tentato (assolutamente invano) di far capire al direttore Giulio durante la lavorazione di "Idiozia e sogno", al prezzo di grandi sfuriate. Diversità di vedute che tutto sommato ci stanno, quando ci sono di mezzo i sogni...